mercoledì 12 ottobre 2011

Ciad, lontano dal mare



 Bellezze al mercato settimanale nelle vicinanze di Nguigmi, Niger, ai confini con il Ciad.

 Al mercato settimanale, di buon mattino.

La corvè dell'acqua è tutta a carico delle donne. 

 Sulla pista che da Bol porta a Massakori. La strada, costruita dagli italiani con il fondi del FAI nel 1986,
è ridotta in un pessimo stato.

 Il Ciad, ha la sfortuna di essere posizionato al centro dell'Africa e lontano dal mare. Esteso dal deserto del Sahara fino alla regione sudanese, comprendendo a Sud  territori della fascia equatoriale dell'Africa nera, il Ciad non è uno Stato omogeneo  né dal punto di vista naturale né da quello etnico e culturale. E' lo strano risultato  delle divisioni amministrative dell'ex Africa Equatoriale Francese fatte a tavolino. Paese povero (lo era, adesso con la scoperta e l'esportazione del petrolio le cose sono cambiate, ma non bisogna dirlo!) posizionato al 180° posto nella scala degli Stati più sfortunati. La sua difficile situazione economica è frutto di vari fattori:  il colonialismo francese non apportò che scarsi contributi in termini di modernizzazione delle tecniche agricole, a ciò si aggiunse la guerra civile che né fermò per tanti anni lo sviluppo; inoltre la posizione geografica interna e la mancanza di un sistema  di vie di comunicazione moderne impediscono lo sviluppo di traffici interni e internazionali. Il Paese non ha potuto quindi impostare alcun autentico programma economico e molte regioni soffrono persino di grave penuria alimentare.  La sua popolazione, nell'assoluta maggioranza, si dedica a una modestissima agricoltura di sussistenza, in particolare a una cerealicoltura povera, rappresentata quasi esclusivamente dal sorgo e dal miglio. La principale produzione industriale è quella del cotone. Dal 2003 è iniziato lo sfruttamento  di giacimenti di petrolio. Da Doba, città petrolifera, si snoda un lungo oleodotto che per circa 1070 km convoglia il prezioso liquido fino alla costa di Kribi, Camerun. Al largo di Kribi una piattaforma rifornisce le petroliere per 300.000 barili al giorno ( chi scrive meno e chi dice di più, pare che i contatori non funzionino). Dalle entrate del petrolio, il popolo ciadiano vede solo qualche centesimo. Il vescovo cattolico di Doba è stato espulso immediatamente poiché si è permesso, di far presente il problema. Invece i figli del presidente che spadroneggiano tra Parigi e Dubai, di soldi ne hanno a palate. Qualcuno fa previsioni a lungo termine scrivendo che il Ciad uscirà dal girone della povertà entro il 2020. Ci credo poco. Il Mali  ogni hanno produce circa 52 tonnellate d'oro, ma sempre povero è e povero dovrà restare altrimenti non arriveranno più  fiumi di aiuti internazionali.
La maggior parte delle merci importate, viaggiano su camion, in container, provenienti dal porto di Douala in Camerun, con costi altissimi che si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni; non per questo la sua capitale N'djamena (ex Fort Lamy) è considerata una delle città più care in Africa. Esiste  in Camerun la Transcamerunense, una ferrovia a scartamento ridotto;  collega il porto di Douala a Ngaoundéré passando per la sua capitale Yaoundé. Se il FMI, la Banca Mondiale e la UE hanno tanto a cuore il destino del Ciad, perché non finanziano il prolungamento della suddetta ferrovia da Ngaoundéré fino alla città di Kousseri che si trova di fronte a N'djamena, separate solo dal fiume Chari?  In Africa le ferrovie piacciono poco. Basta vedere che fine ha fatto il progetto del rifacimento della ferrovia da Dire Dawa a Gibuti, in Etiopia. Invece in Tanzania e Zambia le strade ferrate vanno meglio.
Altro percorso, per far arrivare auto e camion usati in Ciad, è quello che dal porto di Cotonou, Benin, attraversando il Niger, arriva fino al nord del lago Ciad per poi scendere a sud verso Bol, Massakori, N'djamena. Quasi tutti i commercianti, importatori di mezzi usati, preferiscono questo lungo giro, meno costoso anche se più impegnativo.


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